domenica 30 settembre 2018

L’accordo Santa Sede-Cina: “Ma ci siamo sporcati tutti…”, la storia si ripete?


Roma, 22 settembre 2018: “Dopo un graduale e reciproco avvicinamento, è stato firmato a Pechino l’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi con l’auspicio che contribuisca positivamente alla vita della Chiesa in Cina, al bene dei cinesi e alla pace nel mondo”, fin qui l’ottimista visione di Vatican News.  
Il testo dell’accordo resta sconosciuto, essendo a disposizione dei giornalisti appena l’asciutto comunicato stampa della Santa Sede. Ivi si apprende che esso è “provvisorio”, e che “tratta della nomina dei Vescovi, questione di grande rilievo per la vita della Chiesa, e crea le condizioni per una più ampia collaborazione a livello bilaterale”. Infine costa l’augurio fiducioso: “È auspicio condiviso che tale intesa favorisca un fecondo e lungimirante percorso di dialogo istituzionale e contribuisca positivamente alla vita della Chiesa cattolica in Cina, al bene del Popolo cinese e alla pace nel mondo”.
Altri particolari sull’Accordo li possiamo attingere dalla conferenza ad alta quota tenuta dal Papa nel suo ritorno dai paesi baltici. Ecco alcune frasi da segnalare:
-        Io penso alla resistenza, ai cattolici che hanno sofferto: è vero, loro soffriranno.
-        L’accordo l’ho firmato io, le lettere plenipotenziarie le ho firmate io. Io sono il responsabile.
-        Poi non dimentichiamo che in America Latina per 350 anni erano i re del Portogallo e della Spagna a nominare i vescovi. Non dimentichiamo il caso dell’impero austro-ungarico. Altre epoche grazie a Dio, che non si ripetono (sic!).
-        Quello che c’è, è un dialogo sugli eventuali candidati, ma nomina Roma, nomina il Papa, questo è chiaro.
Posteriormente, il 26 settembre i cattolici di tutto il mondo sono stati sorpresi con la Lettera del Papa ai cattolici cinesi, che desta non poche domande e, stranamente, è stata poco riportata dai media, sia in sintonia che in distonia con l’attuale pontificato. Citiamo alcuni brani scelti:

-        Ho deciso di concedere la riconciliazione ai rimanenti sette Vescovi “ufficiali” ordinati senza Mandato Pontificio e, avendo rimosso ogni relativa sanzione canonica, di riammetterli nella piena comunione ecclesiale.
-        Anche a voi, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, spetta un ruolo importante: cercare insieme buoni candidati che siano in grado di assumere nella Chiesa il delicato e importante servizio episcopale.

-        In tal modo, la Cina e la Sede Apostolica, chiamate dalla storia ad un compito arduo ma affascinante, potranno agire più positivamente per la crescita ordinata ed armonica della Comunità cattolica in terra cinese.
-        In Cina è di fondamentale importanza che, anche a livello locale, siano sempre più proficui i rapporti tra i Responsabili delle comunità ecclesiali e le Autorità civili, mediante un dialogo franco e un ascolto senza pregiudizi che permetta di superare reciproci atteggiamenti di ostilità. C’è da imparare un nuovo stile di collaborazione semplice e quotidiana tra le Autorità locali e quelle ecclesiastiche – Vescovi, sacerdoti, anziani delle comunità –, in maniera tale da garantire l’ordinato svolgimento delle attività pastorali, in armonia tra le legittime attese dei fedeli e le decisioni che competono alle Autorità.

Il passo compiuto dalla Santa Sede, per decisione di Francesco, è stato commentato sui giornali e sui blog vivacemente. Le due posizioni in aspro contrasto sarebbero rappresentate tipicamente da due cardinali di Santa Romana Chiesa. Per primo il Card. Parolin, con il suo enigmatico sorriso, che ha promosso l’accordo con la tenacia soave di un diplomatico animato da mite ostinazione. Il secondo, il Card. Zen, accusa il Segretario di Stato di non avere fede e di aver tradito la Chiesa.
In questa riflessione, però, vogliamo restare super partes, nell’equilibrio della verità per offrire dei ragionamenti che possano favorire un’analisi tranquilla, profonda e seria sulla questione, di certo, non facile da valutare.
Tenendo da sfondo le dichiarazioni del Papa, vogliamo dare lo spunto alla nostra riflessione partendo dalla Storia e dalla Dottrina.
1. Magister vitae, Storia
L’espressione ciceroniana ha in questo caso tutta la sua valenza. Guardando i tempi passati, si trovano situazioni analoghe che possono destar luce alla realtà in cui viviamo. Passiamo dunque ai fatti:
Non è necessario tracciare con dettagli il lungo cammino diplomatico di questo Papa presso il Console Napoleone, poi Imperatore. Papa Chiaramonti fu conosciuto per la sua identità pro-democratica in un’epoca nella quale ostentare tale ideologia significava in sostanza accogliere perlomeno idealmente le massime della Rivoluzione Francese in contrapposizione alla monarchia cattolica.
In sintesi, si può affermare che Pio VII ebbe dei rapporti strani e sconvolti con Napoleone. Infatti, il Pontefice conservò fino all’ultimo degli abusi del Corso, contro la Chiesa e contro la sua augusta Persona, una benevolenza nei suoi confronti alquanto inspiegabile.
Inizialmente, deciso a non fare la fine del suo predecessore Pio VI, considerato da lui troppo intransigente, indette la politica del patto, del dialogo, del cedere per non perdere. Contava sulla buona volontà del primo Console. Infatti, Napoleone aveva affermato cinicamente: “Ho bisogno del Papa... lui solo può riorganizzare i cattolici di Francia nell'ubbidienza repubblicana”. Si firmò, così, il famigerato concordato del 1801, poi “completato” unilateralmente da Bonaparte con degli abusivi “articoli organici”. Il Papa protestò, ma Napoleone ignorò con la sua consueta prepotenza le lamentelle di Roma.
Nel concordato era stabilito che la fede cattolica sarebbe considerate la religione della maggioranza dei cittadini potendo, in conseguenza, essere liberamente praticata nel territorio francese, nell'osservanza però delle ordinanze di polizia. Francia veniva divisa, ex novo, in 60 diocesi e la nomina dei vescovi era di competenza del primo Console, Bonaparte, mentre la loro istituzione canonica spettava al Papa. A questo si aggiungeva un giuramento di fedeltà allo Stato, obbligatorio per tutti i clerici. Il primo Console ereditava presso la Santa Sede gli stessi diritti e prerogative del governo monarchico. Firmando il concordato il Papa riconosceva in modo tacito la Repubblica nata dalle idee illuministiche e bagnata nel sangue del terrore come un sistema legittimo in Francia. Tutto per ritrovare l’armonia, la libertà e la pace. Invece… non sarebbe stato proprio così. Anzi!
Arrivato il mese di dicembre del 1804, il Papa dopo alcune riluttanze viaggiò a Parigi per incoronare Napoleone, eletto dal popolo Imperatore ereditario. Gesto d’insolita benevolenza, considerando che fu Carlo Magno a spostarsi per essere incoronato a Roma! Nel 1808 il Papa resiste alle esigenze francesi che volevano imbrogliarlo nella politica estera di blocco economico all’Inghilterra. Davanti alla negativa del Papa, Napoleone ordina l’invasione degli Stati Pontifici e, poco dopo, sequestra Pio VII per trasferirlo a Savona, dove resterà per anni. Nell’atto dell’arresto il Papa esclamò: “Ecco la ricompensa che mi è riservata per quanto ho fatto per il vostro Imperatore. Ecco il premio per la mia grandissima condiscendenza verso di lui e verso la chiesa di Francia! Ma forse sotto tale riguardo sono stato colpevole dinanzi a Dio; e adesso che vuol punirmi mi sottometto a Lui con umiltà”.
Finalmente, prostrato fisicamente e pressato da Napoleone Pio VII soscrisse a Fontainebleau un concordato segreto rinunciando perfino alla nomina dei vescovi e al governo dello Stato Pontificio. In conseguenza, ne fu torturato di angosce di coscienza. Di fatti, poco dopo la firma, ritrovando il suo Segretario di Stato, Cardinal Pacca, le disse in confidenza: “ma ci siamo infine sporcati tutti…”
Pare che poi il Papa si sia pentito e abbia scritto a Napoleone invitandolo a nuove trattative. Solo l’esilio di Elba liberò la Chiesa… e dunque il Papa.
Non c’è molto da dire su questo notissimo fatto, ormai. Vogliamo solo ricordare l’essenziale: il cardinale Polacco Jan Puzyna si fece dare, scritto al volo su un pezzo di carta, il veto dell’Imperatore contro Rampolla. Non voleva che la Polonia venisse a finire sotto l’area d’influenza francese. Risultato, conclave viziato da poteri esterni, che, però paradossalmente diede un Papa santo e forte alla Chiesa quale fu Pio X. Bisogna, d’altronde ricordare, che lo stesso Papa Sarto, nella Commisum Nobis del 20 gennaio 1904 vietò espressamente lo ius exclusivae, cancellando dalla storia il diritto al veto.
2. Dal punto di vista dottrinale, c’è una considerazione da farsi, ed è il fatto che l’Accordo con la Cina sia anti-Conciliare. Leggete con attenzione il numero 20 della Christus Dominus – sul ministero dei Vescovi:
Per difendere debitamente la libertà della Chiesa e per promuovere sempre più adeguatamente e speditamente il bene dei fedeli, questo santo Concilio fa voti che, per l'avvenire, alle autorità civili non siano più concessi diritti o privilegi di elezione, nomina, presentazione o designazione all'ufficio episcopale. A quelle autorità civili poi che ora, in virtù di una convenzione o di una consuetudine, godono dei suddetti diritti o privilegi, questo Sinodo, mentre esprime riconoscenza e sincero apprezzamento per l'ossequio da loro dimostrato verso la Chiesa, rivolge viva preghiera, affinché, previe intese con la santa Sede, ad essi vogliano spontaneamente rinunziare.

***
Le nostre conclusioni, dopo attento studio, devota riflessione e intensa preghiera:
I due fatti sopra ricordati ci permettono di farci delle domande sul recente accordo Provvisorio Cina-Santa Sede. Anzitutto, qualche somiglianza c’è tra le figure di questi due Papi, cioè, Pio VII e Francesco. Il primo, invero, sostentava delle idee avanzate all’epoca, quali erano la democrazia e, in certo modo, la legittimità della Repubblica francese, il che lo inclinava a mostrarsi benevolo nei confronti di Napoleone anche dopo ricevere da lui delle belle bastonate. Il secondo, Francesco, fu in gioventù filo-comunista (guardate qui alla pagina 48) e ha cercato le benevolenze di Pecchino fin dall’inizio del suo pontificato. Ognuno di loro, hanno stabilito degli accordi con dei regimi in fondo contrari e ostili alla Chiesa, con la candida pretesa di favorire la libertà. Pio VII in pago visse il suo calvario…, che succederà in futuro alla Chiesa?
Purtroppo c’è anche da farsi altra domanda obbligatoria: ma dando dei poteri insoliti al governo maoista, fino a che punto implicitamente viene riconosciuta qualche illusoria legittimità a un regime comunista? E come interpretare questo fatto, dal momento che il comunismo è stato condannato solemniter dal Magistero? D’altra parte, sappiamo che Napoleone dal punto di vista economico intendeva favorire la Chiesa nella proporzione in cui la Chiesa favorisse il suo governo. E qui dobbiamo soffermarci un attimo per ricordare l’espansione economica cinese, simile a un polipo terrestre i cui tentacoli si allungano senza sosta, infiltrandosi dappertutto con tenacia inarrestabile. Se la Santa Sede oggi, dipendente piuttosto dagli USA e dalla Germania,  riesce, con la sua sottomissione, ad attrarre a se i soldi di Pecchino, è possibile ipotizzare che si creerà una dipendenza sempre più stretta tra la mega-potenza orientale e lo Stato più piccolo al mondo? Se consideriamo che i settori conservatori degli Stati Uniti per certi versi puniscono la Santa Sede ritagliando o surgelando le sue contribuzioni, e la Chiesa della Germania, in dilagante crisi religiosa, minaccia di diventare sempre meno ricca, quale ruolo potrà avere l’onnipotente Repubblica di Mao nel sostenere il Vaticano? E man mano l’influenza cinese si allarghi, fino a che punto c’è da aspettarsi per un futuro conclave un discreto veto comunista? Non potrebbe essere questo concordato un primo passo per affidare la Chiesa al potere marxista?
Dal punto di vista dottrinale, c’è da interrogarsi pure. Infatti, il cambiamento della dottrina sulla pena capitale introdotto di recente nel Catechismo da Papa Francesco, fu presentato come un progresso del dogma. Come giustificare, invece, questo “regresso” ecclesiologico a un cesaropapismo d’impronta maoista?
Insomma, è certo che i nostri fratelli cinesi rimasti fedeli al Papa per anni, dopo aver subito il peso dello stivale tirannico di Pecchino, dovranno soffrire ancora molto, e questo ci rattrista. E anche vero che desta perplessità l’ingerenza pastorale e di governo da parte delle autorità civili marxiste, avvertita nella Lettera di Papa Francesco. Il rischio peggiore, però, non sembra minacciare una porzione – tra l’altro benamata da tutti i cattolici ma piccola – della Chiesa. Con l’Accordo Provvisorio non è la stessa Sposa di Cristo che, in certo modo, viene affidata al suo  più accanito avversario? Se non è fondato il nostro sospetto, resta sapere come interpretare l’affermazione categorica di Pio XI nella sua Divini Redemptoris vietando i cattolici qualsiasi tipo di cooperazione con i comunisti: “Procurate, Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino ingannare! Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso”.  E cari nostri, ad esso hanno affidato il compito di scegliere i vescovi… e altro!
Preghiamo, meditiamo, e teniamo alta la certezza: tutto può succedere se il Signore lo permette, ma, le sue parole non passano e in esse c’è contenuta la promessa dell’immortalità della Chiesa: NON PRAEVALEBUNT!






lunedì 24 settembre 2018

Pedofilia: effetti. L'ipotesi brasiliana...

Dal Brasile ci è pervenuta un'analisi peculiare e sottile sul caso pedofilia, che scoppia e riscoppia sulle spalle di Papa Francesco, intra ed extra muros. Prima la testimonianza-Viganò, e adesso il Der Spiegel danno la colpa al Pontefice accusandolo di omissione e di ipocrisia. Ma... chi trae vantaggio dal fiume di pus della pedofilia, lo scandalo del secolo, paragonato in toni apocalittici da Mons. Gänswein al 11 settembre della Chiesa?
Il male, talmente steso, profondo e organizzato, sarebbe facilmente localizzato ed estirpato? Sembra proprio di no. Per anni e anni altri prelati in posti-chiave hanno accuratamente selezionato i candidati al sacerdozio tra quelli che si prestavano a servizi non di certo nobili o casti... Adesso come si fa a rimediare una malattia in stato avanzato?
Ed ecco che ci arriva dal dall'ambiente sudamericano conservatore una sorta di ipotesi-risposta, intelligente, specifica ma un tantino limitata. L'autore ignoto fa un'analisi fine, magari con l'unico difetto di essere troppo spostato a destra. Comunque, bisogna leggerlo, per poi ragionare sulla sua intuizione e giudicarla, se sia o no pertinente.
Eccolo qua in portoghese.
In sintesi l'autore premette che la contraddizione non è che la grammatica dei rivoluzionari (dunque annovera tra loro Papa Francesco). Per questi avanzati del pensiero, quello che oggi è, domani può significare l'opposto, giusto perché la realtà supera l'idea. Dunque le cose cambiano, l'idea cambia. Continua poi, poco rispettosamente, dando al Papa di "latino-americano scaltro" e prevede l'abolizione del celibato per via di costatazione: La castità perfetta dei preti, ovvero il celibato, oggi è ormai impraticabile stando ai fatti che non cessano di dimostrarlo - d'altronde qualcosa di simile applicato alla vita di coppia sarebbe stato affermato nell'interpretazione dei vescovi argentini alla Esortazione Amoris Laetitia diventata di un colpo velut Magisterium authenticum - e, in conseguenza, bisogna abolirlo. Ma per non farla troppo drammatica... viene adoperata l'astuzia gesuitica, in questo caso ben servita dalla francescana povertà di Card. Humes, il figlio di tedeschi impegnato nel dare alla Chiesa un volto amazzonico. Infatti, durante il Sinodo "verde" si annunziano idee creative da discutere: dei nuovi ministeri e la legge del celibato, ovvero, l'ordinazione di vires probati. Ecco la frase magica del porporato: "in questo contesto ci domandiamo sull'obbligatorietà del celibato"...
Chi lo sa, forse non succede niente, forse sì.
Pregateci su, come dicono i romani! Studiate, riflettete e meditate. La luce dello Spirito Santo vi apra cuore e mente per vivere nella verità e nella carità.




sabato 22 settembre 2018

Infiltrazione: ecco il male alle radici della pedofilia?

Un caro amico ci invia il link di una notizia nord-americana. Le informazioni ivi contenute sono abbastanza schierate a destra. Ma superando l'ermeneutica parlamentare, che interpreta la Chiesa alla luce della diversità democratica - quando invece non dev'essere così! - prendiamoci del tempo e leggiamolo con calma.
Magari per alcuni nostri lettori si tratterà solo di un luogo comune, ma siamo sicuri che aprirà gli orizzonti mentali a molti, desiderosi di approfondire gli argomenti che hanno più a cuore. E essendo malato il corpo della nostra Chiesa, tutti vogliamo conoscere fino in fondo le cause del male e adoperare tutti i mezzi per sradicarlo. Anzitutto, dobbiamo scegliere la strada della santità, ma questa senza avere chiara la verità resta sempre più sfumata. Dunque santità nella verità ecco il nostro impegno.
Qui trovate il link. Si tratta di un lavoro equilibrato, certo, con i limiti imposti della pratica giornalistica moderna.
Infatti, l'infiltrazione comunista, e non solo, può essere una chiave di lettura dei tempi ecclesiali attuali. Uomini inviati appositamente per farsi ordinare e usare i poteri sacramentali e di giurisdizione contro la stessa Chiesa, per snaturarla, sarebbero in grado non solo di corrompersi ma di corrompere.
Sul sito papaboys si trova un'articolo interessante, sulla stessa scia. Risale al 2013. Guardatelo qui. Questo sito, oggi, si è molto decentrato dall'equilibrio della Verità. Sul caso Viganò reagisce con violenza poco razionale insultando il Presule anzi che rispondendo ai suoi argomenti. Absit iniuria verbis..., consiglieremo ai cari collegi di papaboys. Altrimenti si cade nello schieramento cieco e ci si allontana dal nostro amato principio: in medio veritas.
La chiave d'analisi, da meditare oggi, sarebbe: la perdita della castità significa cadere nella trappola della lussuria, vizio altamente alienante, che crea imbecilli ambulanti, come spiega in linguaggio scolastico, nostro amato San Tommaso. Se si riesce a infangare la gerarchia nel vizio, contagiando il maggior numero di sacerdoti, vescovi, ecc, questi lebbrosi di lussuria, finiranno per favorire non solo la pratica del peccato ma, finalmente, il cambio della dottrina. Nessuno può vivere nella pratica contraddicendo i principi che professa nella mente...
Permetteteci di riproporre il principio insegnato da San Pietro e citato ieri nel nostro blog: "Con discorsi e gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell'errore. Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto" (2Pt 2, 18-19).
Sarà con ragione o no, però alcuni temono cambiamenti sostanziali nella dottrina cattolica riguardante la virtù della purezza. Studiate la vicenda pur senza perdere l'equilibrio della verità, pregate, allontanatevi dal male, e sperate del Signore.






venerdì 21 settembre 2018

Scandalo della Pedofilia: cause

Clericalismo o lussuria? Quali le cause dello scandalo della pedofilia?


L’esplosione degli scandali di pedofilia in Cile, negli Stati Uniti, in Honduras, in Colombia e in altri paesi mette tutti i cattolici davanti a una questione nucleare: ma, qual è la causa di un male così riprovevole?
Papa Francesco nella sua Lettera al Popolo di Dio sembra concentrarsi, in base alla “teologia del popolo”, sul male dell’abuso di autorità, ovvero, il clericalismo: “Il clericalismo, favorito sia dagli stessi sacerdoti sia dai laici, genera una scissione nel corpo ecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo”.
Nessuno può negare che nell'uomo concepito nel peccato originale esista una palese e radicata tendenza alla superbia. Questa cattiva erba fa sì che i superiori spesso siano tentati a imporsi in modo abusivo, ma anche, bisogna dirlo, spinge gli inferiori a ribellarsi di continuo contro ogni tipo de autorità, quella di Dio compresa. La difficoltà di tanti cristiani “moderni” per sottomettersi alla legge evangelica è un grido stridente e perfido dell’orgoglio dominante. 
Tuttavia, davanti a un problema più legato al sesto comandamento della legge del Signore – come quello della pedofilia – alcuni si sono mostrati perplessi perché “il Papa non chiama i problemi con i loro nomi”. Altri osservano, giustamente, che le parole castità, purezza, lussuria, omosessualità, non vengono scritte neppure una volta nella Lettera del Papa. E non ci saranno. Infatti, il giornalista enfant gâté del Pontefice, ci rassicura perentoriamente: “Abusi, nessun nuovo documento papale. C’è da applicare la lettera”.
A confermare la tendenza argomentativa ufficiale, pochi giorni dopo la resa pubblica della Lettera al Popolo di Dio il Santo Padre durante un'incontro con sessanta tre gesuiti irlandesi ribadì la sua opinione sul affaire abusi, cioè, per lui alla radice di questi crimini c’è il famigerato clericalismo elitistico.
Il dibattito sulla causa della pedofilia nella Chiesa si riaccese il 26 agosto con la pubblicazione del manifesto Viganò, di cui parleremo in altra occasione. Sembrerebbe, a partire di questo scandalo, più che mai necessario scavare fino alle basi di una sciagura ormai abominevole e stessissima per stiparla “in modo da non lasciar né radice né germoglio” (Ml 3, 19).
Dalla parte dei cosiddetti progressisti, il Prof. Carriquiry, amico di Papa Bergoglio e suo fedele sostenitore, aggiunse oltre al clericalismo l’urgenza di selezionare i candidati al sacerdozio. Tutto qua. Sembra una direttiva saggia anche se non fa riferimenti diretti alla castità se non tangenzialmente: “meglio pochi seminaristi e preti, ma santi”.
Il silenzio sulla virtù della purezza e sulla fedeltà al celibato preoccupa molti cattolici, ma anche certi cardinali. Infatti, lo stesso San Pietro, nella sua seconda lettera mette in guardia i fedeli sui falsi profeti che vivendo in modo dissoluto cercheranno di corrompere gli altri con la sua eresia: “Ma costoro, come animali irragionevoli nati per natura a essere presi e distrutti, mentre bestemmiano quel che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione, subendo il castigo come salario dell'iniquità. Essi stimano felicità il piacere d'un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi; han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione! Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaàm di Bosòr, che amò un salario di iniquità, ma fu ripreso per la sua malvagità: un muto giumento, parlando con voce umana, impedì la demenza del profeta. Costoro sono come fonti senz'acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l'oscurità delle tenebre. Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell'errore. Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto. (2 Pe 2, 12-19)
Non sarebbe il caso di agire con vigore, come fece San Paolo tra i Corinzi consegnando a Satana quel impuro che conviveva con la moglie di suo padre? Non è per caso più grave che sacerdoti del Signore Gesù tradendo l’amore purissimo e santo di Cristo verso i fanciulli, gli abbiano usato come oggetti spregevoli per soddisfare le sue più basse passioni? O addirittura abbiano praticato tali atti impuri “come veri e propri riti satanici”?
Meditate, pregate, e schieratevi dal lato della Verità… Cercate di annoverarvi tra quelli che detestano e piangono per l’attuale situazione supplicando Dio affinché intervenga in modo chiaro e categorico per rimettere ordine nella Chiesa e nel mondo (cf 2Pt 2, 7-9).

Vi consiglio, finalmente, la lettura di questo articolo molto equilibrato. Vi piacerà. 


giovedì 20 settembre 2018

L'equilibrio della verità

San Tommaso d'Aquino nello spiegare le virtù cardinali accenna al fatto, segnalato prima da Aristotele, dell'equilibrio delle virtù, sempre situate in mezzo a due difetti contrari, l'uno per eccesso, l'altro per difetto. Se dobbiamo essere prudenti ciò non significa agire da timidi o paurosi nemmeno da audaci irrazionali.
Questo principio è valido in ordine all'azione umana e nel piano naturale.
Ma, per quel che riguarda la verità speculativa, lo stesso assioma potrebbe in qualche modo adottarsi? Ciò vuol dire domandarsi: La verità, a sua volta, si trova anche in mezzo a due errori contrari? Sembrerebbe proprio di sì. Sentiamo San Tommaso quando chiarisce in cosa consiste l'unione delle due nature (divina e umana) nella persona (ipostasi) del Verbo: "La fede cattolica dunque, tenendo la via di mezzo fra le suddette posizioni [monofisiti e nestoriani], non dice né che l'unione di Dio e dell'uomo è avvenuta nell'essenza o natura, né che è avvenuta in un modo accidentale, ma che è avvenuta in un modo intermedio, secondo la sussistenza o ipostasi" (S. Th. III, 2, 6)
Qui non si vuole approfondire il discorso cristologico - anche se affascinante! - ma sottolineare l'equilibrio della verità cattolica formulato da San Tommaso. Infatti la sana dottrina trova la sua esplicitazione "tenendo la via di mezzo" e "in un modo intermediario" tra due errori contrapposti.
Ebbene, questo saggio postulato di equilibrio in rapporto alla verità dev'essere conservato più che mai oggi in riferimento alle accanite dispute tra i cosiddetti "progressisti" e "conservatori".
Fossero questi i tempi aurei del secolo XIII... invece ci troviamo alle antipode!
Piuttosto che pace cristiana, dappertutto si sente il chiasso di alterchi, scandali e controversie, dannose per la salvezza delle anime e per la trasmissione della nostra Fede.
Infatti, bisogna ricordare con enfasi: la Santa Chiesa non è il parlamento italiano composto di politici con sentimenti o idee diverse e contrarie. La Santa Chiesa è una, anzitutto, una, come proclamiamo nel nostro Credo. Ma lo scandalo delle polemiche mal risolte crea l'idea perniciosa e deleteria di una "chiesa parlamentare", divisa in partiti... Davanti a tale spettacolo dantesco a molti viene da esclamare, quasi echeggiando il dubbio esistenziale di Pilato: ma, che cosa è la Verità Cattolica? Esiste ancora qualcosa di solido, di sicuro, in cui deporre la propria fede? Verità, dove ti trovi, e, se stai da qualche parte perché sembri muta? E invece la verità ancora ci parla, e come!
Per primo occorre ricordare che tutte le pecore dell'ovile del Signore hanno la capacità di discernere quale sia la voce del Buon Pastore: "le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono" (Gv 10, 27). Questa capacità soprannaturale ci viene elargita col battesimo: "la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna" (1Gv 1, 27). 
Dunque, ognuno di noi, in fedeltà alla legge del Signore e sottomesso alla dottrina infallibile della Chiesa, deve mettersi all'ascolto delle ispirazioni divine, implorando il Signore, poiché "il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono" (Lc 11, 13). Ma non solo. Per non perdersi in mezzo alla confusione bisogna che i fatti, le persone, le notizie e gli insegnamenti vengano studiati e valutati con prudenza e sapienza poiché, al dire di San Paolo, "l'uomo spirituale giudica ogni cosa" (1Cor 2, 15). 
Questo blog cercherà di fornire elementi per incoraggiare i cari lettori nell'amore verso la Chiesa, il Magistero e il Santo Padre. 
Il contenuto cercherà di mettere a disposizione elementi ponderati e seri, relativi alla realtà ecclesiale, per aiutare a discernere nella riflessione e la preghiera la voce del Buon Pastore dietro a tante discussioni inutili che portano in scena lo scompiglio e la dispersione.
La Vergine Santa e suo Sposo castissimo San Giuseppe siano nostri efficaci intercessori. A loro consacriamo questa iniziativa affinché sia sempre a maggior gloria di Dio e bene delle anime dei nostri amati fratelli.