domenica 30 settembre 2018

L’accordo Santa Sede-Cina: “Ma ci siamo sporcati tutti…”, la storia si ripete?


Roma, 22 settembre 2018: “Dopo un graduale e reciproco avvicinamento, è stato firmato a Pechino l’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi con l’auspicio che contribuisca positivamente alla vita della Chiesa in Cina, al bene dei cinesi e alla pace nel mondo”, fin qui l’ottimista visione di Vatican News.  
Il testo dell’accordo resta sconosciuto, essendo a disposizione dei giornalisti appena l’asciutto comunicato stampa della Santa Sede. Ivi si apprende che esso è “provvisorio”, e che “tratta della nomina dei Vescovi, questione di grande rilievo per la vita della Chiesa, e crea le condizioni per una più ampia collaborazione a livello bilaterale”. Infine costa l’augurio fiducioso: “È auspicio condiviso che tale intesa favorisca un fecondo e lungimirante percorso di dialogo istituzionale e contribuisca positivamente alla vita della Chiesa cattolica in Cina, al bene del Popolo cinese e alla pace nel mondo”.
Altri particolari sull’Accordo li possiamo attingere dalla conferenza ad alta quota tenuta dal Papa nel suo ritorno dai paesi baltici. Ecco alcune frasi da segnalare:
-        Io penso alla resistenza, ai cattolici che hanno sofferto: è vero, loro soffriranno.
-        L’accordo l’ho firmato io, le lettere plenipotenziarie le ho firmate io. Io sono il responsabile.
-        Poi non dimentichiamo che in America Latina per 350 anni erano i re del Portogallo e della Spagna a nominare i vescovi. Non dimentichiamo il caso dell’impero austro-ungarico. Altre epoche grazie a Dio, che non si ripetono (sic!).
-        Quello che c’è, è un dialogo sugli eventuali candidati, ma nomina Roma, nomina il Papa, questo è chiaro.
Posteriormente, il 26 settembre i cattolici di tutto il mondo sono stati sorpresi con la Lettera del Papa ai cattolici cinesi, che desta non poche domande e, stranamente, è stata poco riportata dai media, sia in sintonia che in distonia con l’attuale pontificato. Citiamo alcuni brani scelti:

-        Ho deciso di concedere la riconciliazione ai rimanenti sette Vescovi “ufficiali” ordinati senza Mandato Pontificio e, avendo rimosso ogni relativa sanzione canonica, di riammetterli nella piena comunione ecclesiale.
-        Anche a voi, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, spetta un ruolo importante: cercare insieme buoni candidati che siano in grado di assumere nella Chiesa il delicato e importante servizio episcopale.

-        In tal modo, la Cina e la Sede Apostolica, chiamate dalla storia ad un compito arduo ma affascinante, potranno agire più positivamente per la crescita ordinata ed armonica della Comunità cattolica in terra cinese.
-        In Cina è di fondamentale importanza che, anche a livello locale, siano sempre più proficui i rapporti tra i Responsabili delle comunità ecclesiali e le Autorità civili, mediante un dialogo franco e un ascolto senza pregiudizi che permetta di superare reciproci atteggiamenti di ostilità. C’è da imparare un nuovo stile di collaborazione semplice e quotidiana tra le Autorità locali e quelle ecclesiastiche – Vescovi, sacerdoti, anziani delle comunità –, in maniera tale da garantire l’ordinato svolgimento delle attività pastorali, in armonia tra le legittime attese dei fedeli e le decisioni che competono alle Autorità.

Il passo compiuto dalla Santa Sede, per decisione di Francesco, è stato commentato sui giornali e sui blog vivacemente. Le due posizioni in aspro contrasto sarebbero rappresentate tipicamente da due cardinali di Santa Romana Chiesa. Per primo il Card. Parolin, con il suo enigmatico sorriso, che ha promosso l’accordo con la tenacia soave di un diplomatico animato da mite ostinazione. Il secondo, il Card. Zen, accusa il Segretario di Stato di non avere fede e di aver tradito la Chiesa.
In questa riflessione, però, vogliamo restare super partes, nell’equilibrio della verità per offrire dei ragionamenti che possano favorire un’analisi tranquilla, profonda e seria sulla questione, di certo, non facile da valutare.
Tenendo da sfondo le dichiarazioni del Papa, vogliamo dare lo spunto alla nostra riflessione partendo dalla Storia e dalla Dottrina.
1. Magister vitae, Storia
L’espressione ciceroniana ha in questo caso tutta la sua valenza. Guardando i tempi passati, si trovano situazioni analoghe che possono destar luce alla realtà in cui viviamo. Passiamo dunque ai fatti:
Non è necessario tracciare con dettagli il lungo cammino diplomatico di questo Papa presso il Console Napoleone, poi Imperatore. Papa Chiaramonti fu conosciuto per la sua identità pro-democratica in un’epoca nella quale ostentare tale ideologia significava in sostanza accogliere perlomeno idealmente le massime della Rivoluzione Francese in contrapposizione alla monarchia cattolica.
In sintesi, si può affermare che Pio VII ebbe dei rapporti strani e sconvolti con Napoleone. Infatti, il Pontefice conservò fino all’ultimo degli abusi del Corso, contro la Chiesa e contro la sua augusta Persona, una benevolenza nei suoi confronti alquanto inspiegabile.
Inizialmente, deciso a non fare la fine del suo predecessore Pio VI, considerato da lui troppo intransigente, indette la politica del patto, del dialogo, del cedere per non perdere. Contava sulla buona volontà del primo Console. Infatti, Napoleone aveva affermato cinicamente: “Ho bisogno del Papa... lui solo può riorganizzare i cattolici di Francia nell'ubbidienza repubblicana”. Si firmò, così, il famigerato concordato del 1801, poi “completato” unilateralmente da Bonaparte con degli abusivi “articoli organici”. Il Papa protestò, ma Napoleone ignorò con la sua consueta prepotenza le lamentelle di Roma.
Nel concordato era stabilito che la fede cattolica sarebbe considerate la religione della maggioranza dei cittadini potendo, in conseguenza, essere liberamente praticata nel territorio francese, nell'osservanza però delle ordinanze di polizia. Francia veniva divisa, ex novo, in 60 diocesi e la nomina dei vescovi era di competenza del primo Console, Bonaparte, mentre la loro istituzione canonica spettava al Papa. A questo si aggiungeva un giuramento di fedeltà allo Stato, obbligatorio per tutti i clerici. Il primo Console ereditava presso la Santa Sede gli stessi diritti e prerogative del governo monarchico. Firmando il concordato il Papa riconosceva in modo tacito la Repubblica nata dalle idee illuministiche e bagnata nel sangue del terrore come un sistema legittimo in Francia. Tutto per ritrovare l’armonia, la libertà e la pace. Invece… non sarebbe stato proprio così. Anzi!
Arrivato il mese di dicembre del 1804, il Papa dopo alcune riluttanze viaggiò a Parigi per incoronare Napoleone, eletto dal popolo Imperatore ereditario. Gesto d’insolita benevolenza, considerando che fu Carlo Magno a spostarsi per essere incoronato a Roma! Nel 1808 il Papa resiste alle esigenze francesi che volevano imbrogliarlo nella politica estera di blocco economico all’Inghilterra. Davanti alla negativa del Papa, Napoleone ordina l’invasione degli Stati Pontifici e, poco dopo, sequestra Pio VII per trasferirlo a Savona, dove resterà per anni. Nell’atto dell’arresto il Papa esclamò: “Ecco la ricompensa che mi è riservata per quanto ho fatto per il vostro Imperatore. Ecco il premio per la mia grandissima condiscendenza verso di lui e verso la chiesa di Francia! Ma forse sotto tale riguardo sono stato colpevole dinanzi a Dio; e adesso che vuol punirmi mi sottometto a Lui con umiltà”.
Finalmente, prostrato fisicamente e pressato da Napoleone Pio VII soscrisse a Fontainebleau un concordato segreto rinunciando perfino alla nomina dei vescovi e al governo dello Stato Pontificio. In conseguenza, ne fu torturato di angosce di coscienza. Di fatti, poco dopo la firma, ritrovando il suo Segretario di Stato, Cardinal Pacca, le disse in confidenza: “ma ci siamo infine sporcati tutti…”
Pare che poi il Papa si sia pentito e abbia scritto a Napoleone invitandolo a nuove trattative. Solo l’esilio di Elba liberò la Chiesa… e dunque il Papa.
Non c’è molto da dire su questo notissimo fatto, ormai. Vogliamo solo ricordare l’essenziale: il cardinale Polacco Jan Puzyna si fece dare, scritto al volo su un pezzo di carta, il veto dell’Imperatore contro Rampolla. Non voleva che la Polonia venisse a finire sotto l’area d’influenza francese. Risultato, conclave viziato da poteri esterni, che, però paradossalmente diede un Papa santo e forte alla Chiesa quale fu Pio X. Bisogna, d’altronde ricordare, che lo stesso Papa Sarto, nella Commisum Nobis del 20 gennaio 1904 vietò espressamente lo ius exclusivae, cancellando dalla storia il diritto al veto.
2. Dal punto di vista dottrinale, c’è una considerazione da farsi, ed è il fatto che l’Accordo con la Cina sia anti-Conciliare. Leggete con attenzione il numero 20 della Christus Dominus – sul ministero dei Vescovi:
Per difendere debitamente la libertà della Chiesa e per promuovere sempre più adeguatamente e speditamente il bene dei fedeli, questo santo Concilio fa voti che, per l'avvenire, alle autorità civili non siano più concessi diritti o privilegi di elezione, nomina, presentazione o designazione all'ufficio episcopale. A quelle autorità civili poi che ora, in virtù di una convenzione o di una consuetudine, godono dei suddetti diritti o privilegi, questo Sinodo, mentre esprime riconoscenza e sincero apprezzamento per l'ossequio da loro dimostrato verso la Chiesa, rivolge viva preghiera, affinché, previe intese con la santa Sede, ad essi vogliano spontaneamente rinunziare.

***
Le nostre conclusioni, dopo attento studio, devota riflessione e intensa preghiera:
I due fatti sopra ricordati ci permettono di farci delle domande sul recente accordo Provvisorio Cina-Santa Sede. Anzitutto, qualche somiglianza c’è tra le figure di questi due Papi, cioè, Pio VII e Francesco. Il primo, invero, sostentava delle idee avanzate all’epoca, quali erano la democrazia e, in certo modo, la legittimità della Repubblica francese, il che lo inclinava a mostrarsi benevolo nei confronti di Napoleone anche dopo ricevere da lui delle belle bastonate. Il secondo, Francesco, fu in gioventù filo-comunista (guardate qui alla pagina 48) e ha cercato le benevolenze di Pecchino fin dall’inizio del suo pontificato. Ognuno di loro, hanno stabilito degli accordi con dei regimi in fondo contrari e ostili alla Chiesa, con la candida pretesa di favorire la libertà. Pio VII in pago visse il suo calvario…, che succederà in futuro alla Chiesa?
Purtroppo c’è anche da farsi altra domanda obbligatoria: ma dando dei poteri insoliti al governo maoista, fino a che punto implicitamente viene riconosciuta qualche illusoria legittimità a un regime comunista? E come interpretare questo fatto, dal momento che il comunismo è stato condannato solemniter dal Magistero? D’altra parte, sappiamo che Napoleone dal punto di vista economico intendeva favorire la Chiesa nella proporzione in cui la Chiesa favorisse il suo governo. E qui dobbiamo soffermarci un attimo per ricordare l’espansione economica cinese, simile a un polipo terrestre i cui tentacoli si allungano senza sosta, infiltrandosi dappertutto con tenacia inarrestabile. Se la Santa Sede oggi, dipendente piuttosto dagli USA e dalla Germania,  riesce, con la sua sottomissione, ad attrarre a se i soldi di Pecchino, è possibile ipotizzare che si creerà una dipendenza sempre più stretta tra la mega-potenza orientale e lo Stato più piccolo al mondo? Se consideriamo che i settori conservatori degli Stati Uniti per certi versi puniscono la Santa Sede ritagliando o surgelando le sue contribuzioni, e la Chiesa della Germania, in dilagante crisi religiosa, minaccia di diventare sempre meno ricca, quale ruolo potrà avere l’onnipotente Repubblica di Mao nel sostenere il Vaticano? E man mano l’influenza cinese si allarghi, fino a che punto c’è da aspettarsi per un futuro conclave un discreto veto comunista? Non potrebbe essere questo concordato un primo passo per affidare la Chiesa al potere marxista?
Dal punto di vista dottrinale, c’è da interrogarsi pure. Infatti, il cambiamento della dottrina sulla pena capitale introdotto di recente nel Catechismo da Papa Francesco, fu presentato come un progresso del dogma. Come giustificare, invece, questo “regresso” ecclesiologico a un cesaropapismo d’impronta maoista?
Insomma, è certo che i nostri fratelli cinesi rimasti fedeli al Papa per anni, dopo aver subito il peso dello stivale tirannico di Pecchino, dovranno soffrire ancora molto, e questo ci rattrista. E anche vero che desta perplessità l’ingerenza pastorale e di governo da parte delle autorità civili marxiste, avvertita nella Lettera di Papa Francesco. Il rischio peggiore, però, non sembra minacciare una porzione – tra l’altro benamata da tutti i cattolici ma piccola – della Chiesa. Con l’Accordo Provvisorio non è la stessa Sposa di Cristo che, in certo modo, viene affidata al suo  più accanito avversario? Se non è fondato il nostro sospetto, resta sapere come interpretare l’affermazione categorica di Pio XI nella sua Divini Redemptoris vietando i cattolici qualsiasi tipo di cooperazione con i comunisti: “Procurate, Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino ingannare! Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso”.  E cari nostri, ad esso hanno affidato il compito di scegliere i vescovi… e altro!
Preghiamo, meditiamo, e teniamo alta la certezza: tutto può succedere se il Signore lo permette, ma, le sue parole non passano e in esse c’è contenuta la promessa dell’immortalità della Chiesa: NON PRAEVALEBUNT!






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